L’Artaserse, Venezia, Bettinelli, 1733

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
  Parte interna della fortezza, nella quale è ritenuto prigione Arbace. Cancelli in prospetto. Picciola porta a mano destra, per la quale si ascende alla reggia.
 
 ARBACE, poi ARTASERSE
 
 ARBACE
 
    Perché tarda è mai la morte,
1185quando è termine al martir?
 
    A chi vive in lieta sorte
 è sollecito il morir.
 
 ARTASERSE
 Arbace.
 ARBACE
                  Oh dei, che miro! In questo albergo
 di mestizia e d'orror chi mai ti guida?
 ARTASERSE
1190La pietà, l'amicizia.
 ARBACE
                                       A funestarti
 perché vieni o signor?
 ARTASERSE
                                           Vengo a salvarti.
 ARBACE
 A salvarmi!
 ARTASERSE
                         Non più. Per questa via,
 che in solitaria parte
 termina della reggia, i passi affretta;
1195fuggi cauto da questo
 in altro regno e quivi
 rammentati Artaserse, amalo e vivi.
 ARBACE
 Mio re, se reo mi credi,
 perché vieni a salvarmi? E se innocente,
1200perché debbo fuggir?
 ARTASERSE
                                          Se reo tu sei,
 io ti rendo una vita
 che a me donasti. E se innocente, io t'offro
 quello scampo che solo
 puoi tacendo ottener. Fuggi, risparmia
1205d'un amico all'affetto
 d'ucciderti il dolor. Placa i tumulti
 di quest'alma agitata. O sia che cieco
 l'amicizia mi renda o sia che un nume
 protegga l'innocenza, io non ho pace,
1210se tu salvo non sei. Parmi nel seno
 una voce ascoltar che ognor mi dica,
 qualor bilancio e la tua colpa e il merto,
 che il fallo è dubbio, il beneficio è certo.
 ARBACE
 Signor lascia che io mora. In faccia al mondo
1215colpevole apparisco ed a punirmi
 t'obbliga l'onor tuo. Morrò felice,
 se all'amico conservo e al mio signore
 una volta la vita, una l'onore.
 ARTASERSE
 Sensi non anco intesi
1220su le labbra d'un reo! Diletto Arbace
 non perdiamo i momenti. All'onor mio
 basterà che si sparga
 che un segreto castigo
 già ti punì, che funestar non volli
1225di questo dì la pompa, in cui mirarmi
 l'Asia dovrà la prima volta in trono.
 ARBACE
 Ma potrebbe il tuo dono
 un giorno esser palese. E allora...
 ARTASERSE
                                                              Ah parti;
 amico io te ne priego e se pregando
1230nulla ottener poss'io, re tel comando.
 ARBACE
 Ubbidisco al mio re. Possa una volta
 esserti grato Arbace. Ascolti intanto
 il cielo i voti miei;
 regni Artaserse e gli anni
1235del suo regno felice
 distinguano i trionfi. Allori e palme
 tutto il mondo vassallo a lui raccolga.
 Lentamente ravvolga
 i suoi giorni la parca e resti a lui
1240quella pace ch'io perdo,
 che non spero trovar fino a quel giorno
 che alla patria e all'amico io non ritorno.
 
    L'onda dal mar divisa
 bagna la valle, il monte,
1245va passaggiera in fiume;
 va prigioniera in fonte.
 Mormora sempre e geme
 fin che non torna al mar.
 
    Al mar dov'ella nacque,
1250dove acquistò gli umori,
 dove dai lunghi errori
 spera di riposar. (Parte)
 
 SCENA II
 
 ARTASERSE
 
 ARTASERSE
 Quella fronte sicura e quel sembiante
 non l'accusano reo. L'esterna spoglia
1255tutta d'un'alma grande
 la luce non ricopre
 e in gran parte dal volto il cor si scopre.
 
    Nuvoletta opposta al sole
 spesso il giorno adombra e vela
1260ma non cela il suo splendor.
 
    Copre invan le basse arene
 picciol rio col velo ondoso,
 che rivela il fondo algoso
 la chiarezza dell'umor. (Parte)
 
 SCENA III
 
 ARTABANO con seguito di congiurati, poi MEGABISE, tutti da’ cancelli, a guardia de’ quali restano i congiurati
 
 ARTABANO
1265Figlio, Arbace, ove sei? Dovrebbe pure
 ascoltar le mie voci. Arbace? O stelle!
 Dove mai si celò? Compagni intanto
 ch'io ritrovo il mio figlio,
 custodite l'ingresso. (Entra fra le scene a mano destra)
 MEGABISE
                                        E ancor si tarda? (Alli congiurati)
1270Ormai tempo saria... Ma qui non vedo
 né Artabano né Arbace!
 Che si fa? Che si pensa? In tanta impresa
 che lentezza è mai questa?
 Artabano, signore. (Entrando fra le scene a mano sinistra)
 ARTABANO
                                      O me perduto! (Uscendo dall’istesso lato per il quale entrò ma da strada diversa)
1275Non trovo il figlio mio. Gelar mi sento;
 temo... Dubito... Ascoso
 forse in quest'altra parte io non invano...
 Megabise! (Incontrandosi in Megabise, quale esce dall’istesso lato per il quale entrò ma da strada diversa)
 MEGABISE
                        Artabano!
 ARTABANO
 Trovasti Arbace?
 MEGABISE
                                  E non è teco?
 ARTABANO
                                                             O dei!
1280Crescono i dubbi miei.
 MEGABISE
                                             Spiegati, parla,
 che fu d'Arbace?
 ARTABANO
                                  E chi può dirlo? Ondeggio
 fra mille affanni e mille
 orribili sospetti. Il mio timore
 quante funeste idee forma e descrive!
1285Chi sa che fu di lui! Chi sa se vive!
 MEGABISE
 Troppo presto all'estremo
 precipiti i sospetti. E non potrebbe
 Artaserse, Mandane, amico, amante
 aver del prigioniero
1290procurata la fuga? Ecco la via
 che alla reggia conduce.
 ARTABANO
                                              E per qual fine
 la sua fuga celarmi? Ah Megabise
 no più non vive Arbace
 e ognun pietoso al genitor lo tace.
 MEGABISE
1295Cessin gli dei l'augurio. Ah ricomponi
 i tumulti del cor. Sia la tua mente
 men torbida e più pronta,
 che l'impresa il richiede.
 ARTABANO
                                                E quale impresa
 vuoi ch'io pensi a compir, perduto il figlio?
 MEGABISE
1300Signor che dici? Avrem sedotti invano
 tu i reali custodi ed io le schiere?
 Risolviti; a momenti
 va del regno le leggi
 Artaserse a giurar. La sacra tazza
1305già per tuo cenno avvelenai. Vogliamo
 perder così vilmente
 tanto sudor, cure sì grandi?
 ARTABANO
                                                     Amico,
 se Arbace io non ritrovo,
 per chi deggio affannarmi? Era il mio figlio
1310la tenerezza mia. Per dargli un regno
 divenni traditor; per lui mi resi
 orribile a me stesso; e lui perduto
 tutto dispero e tutto
 veggo de' falli miei rapirmi il frutto.
 MEGABISE
1315Arbace estinto o vivo
 dalla tua mano aspetta
 il regno o la vendetta.
 ARTABANO
                                          Ah questa sola
 in vita mi trattien. Sì Megabise
 guidami dove vuoi, di te mi fido.
 MEGABISE
1320Fidati pur, che a trionfar ti guido.
 
    Ardito ti renda,
 t'accenda di sdegno
 d'un figlio il periglio,
 d'un regno l'amor.
 
1325   È dolce ad un'alma
 che aspetta vendetta
 il perder la calma
 fra l'ire del cor. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 ARTABANO
 
 ARTABANO
 Trovaste avversi dei
1330l'unica via d'indebolirmi; al solo
 dubbio che più non viva il figlio amato,
 timido, disperato
 vincer non posso il turbamento interno
 che a me stesso di me toglie il governo.
 
1335   Figlio se più non vivi,
 morrò; ma del mio fato
 farò che un re svenato
 preceda messaggier.
 
    Infin che il padre arrivi
1340fa' che sospenda il remo
 colà sul guado estremo
 il pallido nocchier. (Parte)
 
 SCENA V
 
 Gabinetto negli appartamenti di Mandane.
 
 MANDANE, poi SEMIRA
 
 MANDANE
 O che all'uso de' mali
 istupidisca il senso o ch'abbian l'alme
1345qualche parte di luce,
 che presaghe le renda, io per Arbace
 quanto dovrei non so dolermi. Ancora
 l'infelice vivrà. Se fosse estinto
 già purtroppo il saprei. Porta i disastri
1350sollecita la fama.
 SEMIRA
                                 Alfin potrai
 consolarti Mandane. Il ciel t'arrise.
 MANDANE
 Forse il re sciolse Arbace?
 SEMIRA
                                                  Anzi l'uccise.
 MANDANE
 Come!
 SEMIRA
                È noto a ciascun; benché in segreto
 ei terminò la sua dolente sorte.
 MANDANE
1355(O presagi fallaci! O giorno! O morte!)
 SEMIRA
 Eccoti vendicata, ecco adempito
 il tuo genio crudel. Ti basta? O vuoi
 altre vittime ancor? Parla.
 MANDANE
                                                  Ah Semira,
 soglion le cure lievi esser loquaci
1360ma stupide le grandi.
 SEMIRA
                                          Alma non vidi
 della tua più inumana. Al caso atroce
 non v'è ciglio che sappia
 serbarsi asciutto e tu non piangi intanto.
 MANDANE
 Picciolo è il duol, quando permette il pianto.
 SEMIRA
1365Va' se paga non sei; pasci i tuoi sguardi
 su la trafitta spoglia
 del mio caro germano. Osserva il seno,
 numera le ferite e lieta in faccia...
 MANDANE
 Taci, parti da me.
 SEMIRA
                                   Che io parta e taccia!
1370Fin che vita ti resta
 sempre intorno m'avrai. Sempre importuna
 render i giorni tuoi voglio infelici.
 MANDANE
 E quando io meritai tanti nemici!
 
    Mi credi spietata?
1375Mi chiami crudele?
 Non tanto furore,
 non tante querele,
 che basta il dolore
 per farmi morir.
 
1380   Quell'odio, quell'ira
 d'un'alma sdegnata,
 ingrata Semira,
 non posso soffrir. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 SEMIRA
 
 SEMIRA
 Forsennata, che feci! Io mi credei
1385con divider l'affanno,
 a me scemarlo e pur l'accrebbi. Allora
 che insultando Mandane
 qualche ristoro a questo cor desio,
 il suo trafiggo e non risano il mio.
 
1390   Non è ver che sia contento
 il veder nel suo tormento
 più d'un ciglio lagrimar.
 
    Che l'esempio del dolore
 è uno stimolo maggiore
1395che richiama a sospirar. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 ARBACE, poi MANDANE
 
 ARBACE
 Né pur qui la ritrovo. Almen vorrei
 dell'amata Mandane
 calmar gli sdegni e l'ire,
 rivederla una volta e poi partire.
1400In più segreta parte
 forse potrò... Ma dove
 temerario m'inoltro? Eccola, o dei!
 Ardir non ho di presentarmi a lei. (Si ritira in disparte inosservato)
 MANDANE
 Olà, non si permetta in queste stanze
1405a veruno l'ingresso. (Ad un paggio, il quale ricevuto l’ordine rientra per la scena donde è uscito Arbace) Eccovi alfine
 miei disperati affetti
 eccovi in libertà. Del caro amante
 versai barbara il sangue. Il sangue mio (Impugna uno stile in atto d’uccidersi)
 è tempo di versar.
 ARBACE
                                    Fermati.
 MANDANE
                                                       Oh dio! (Vedendo Arbace le cade lo stile)
 ARBACE
1410Quale ingiusto furor...
 MANDANE
                                           Tu in questo luogo!
 Tu libero! Tu vivo!
 ARBACE
                                     Amica destra
 i miei lacci disciolse.
 MANDANE
                                         Ah fuggi, ah parti;
 misera me! Che si dirà, se alcuno
 qui ti ritrova? Ingrato
1415lasciami la mia gloria.
 ARBACE
                                           E chi poteva,
 mio ben, senza vederti
 la patria abbandonar?
 MANDANE
                                           Da me che vuoi
 perfido traditor?
 ARBACE
                                  No, principessa,
 non dir così. So ch'hai più bello il core
1420di quel che vuoi mostrarmi; è a me palese;
 tu parlasti, o Mandane, e Arbace intese.
 MANDANE
 O mentisci o t'inganni o questo labbro
 senza il voto dell'alma
 per uso favellò.
 ARBACE
                               Ma pur son io
1425ancor la fiamma tua.
 MANDANE
                                         Sei l'odio mio.
 ARBACE
 Dunque crudel t'appaga;
 ecco il ferro, ecco il sen, prendi e mi svena. (Presentandole la spada nuda)
 MANDANE
 Saria la morte tua premio e non pena.
 ARBACE
 È ver, perdona, errai;
1430ma questa mano emenderà... (In atto d’uccidersi)
 MANDANE
                                                         Che fai?
 Credi forse che basti
 il sangue tuo per appagarmi? Io voglio
 che publica, che infame
 sia la tua morte e che non abbia un segno,
1435un'ombra di valor.
 ARBACE
                                     Barbara, ingrata,
 morrò come a te piace, (Getta la spada)
 torno al carcere mio. (In atto di partire)
 MANDANE
                                         Sentimi Arbace.
 ARBACE
 Che vuoi dirmi?
 MANDANE
                                 Ah nol so.
 ARBACE
                                                     Sarebbe mai
 quello che mi trattiene
1440qualche resto d'amor?
 MANDANE
                                           Crudel che brami?
 Vuoi vedermi arrossir? Salvati, fuggi,
 non affliggermi più.
 ARBACE
                                        Tu m'ami ancora,
 se a questo segno a compatirmi arrivi.
 MANDANE
 No, non crederlo amor ma fuggi e vivi.
 ARBACE
 
1445   Tu vuoi ch'io viva o cara
 ma se mi nieghi amore
 cara mi fai morir.
 
 MANDANE
 
    Oh dio, che pena amara!
 Ti basti il mio rossore;
1450più non ti posso dir.
 
 ARBACE
 
    Sentimi...
 
 MANDANE
 
                         No.
 
 ARBACE
 
                                   Tu sei...
 
 MANDANE
 
 Parti dagli occhi miei,
 lasciami per pietà.
 
 A DUE
 
    Quando finisce o dei!
1455la vostra crudeltà.
 
 A DUE
 
    Se in così gran dolore
 d'affanno non si muore,
 qual pena ucciderà? (Partono)
 
 SCENA VIII
 
  Luogo magnifico destinato per la coronazione di Artaserse. Trono da un lato con sopra scettro e corona. Ara nel mezzo accesa con simulacro del Sole.
 
 ARTASERSE ed ARTABANO con numeroso seguito e popolo
 
 ARTASERSE
 A voi popoli io m'offro
1460non men padre che re. Siatemi voi
 più figli che vassalli. Il vostro sangue,
 la gloria vostra e quanto
 è di guerra o di pace acquisto o dono
 vi serberò; voi mi serbate il trono
1465e faccia il nostro core
 questo di fedeltà cambio e d'amore.
 Sarà del regno mio
 soave il freno. Esecutor geloso
 delle leggi io sarò. Perché sicuro
1470ne sia ciascun, solennemente il giuro. (Una comparsa reca una sottocoppa con la tazza)
 ARTABANO
 Ecco la sacra tazza. Il giuramento
 abbia nodo più forte; (Porge la tazza ad Artaserse)
 compisci il rito. (E beverai la morte).
 ARTASERSE
 «Lucido dio per cui l'april fiorisce,
1475per cui tutto nel mondo e nasce e muore,
 volgiti a me; se il labbro mio mentisce,
 piombi sopra il mio capo il tuo furore,
 languisca il viver mio, come languisce
 questa fiamma al cader del sacro umore, (Versa sul foco parte del liquore)
1480e si cangi, or che bevo, entro il mio seno
 la bevanda vital tutta in veleno». (In atto di bevere)
 
 SCENA IX
 
 SEMIRA e detti
 
 SEMIRA
 Al riparo signor. Cinta la reggia
 da un popolo infedel, tutta risuona
 di grida sediziose e la tua morte
1485si procura e si chiede.
 ARTASERSE
 Numi! (Posa la tazza su l’ara)
 ARTABANO
                 Qual alma rea mancò di fede?
 ARTASERSE
 Ah, che tardi il conosco,
 Arbace è il traditore.
 SEMIRA
                                         Arbace estinto!
 ARTASERSE
 Vive, vive l'ingrato. Io lo disciolsi
1490empio con Serse e meritai la pena
 che il cielo or mi destina.
 Io stesso fabbricai la mia ruina.
 ARTABANO
 Di che temi o mio re? Per tua difesa
 basta solo Artabano.
 ARTASERSE
1495Sì corriamo a punir... (In atto di partire)
 
 SCENA X
 
 MANDANE e detti
 
 MANDANE
                                           Ferma o germano;
 gran novelle io ti reco;
 il tumulto svanì.
 ARTASERSE
                                 Fia ver? E come?
 MANDANE
 Già la turba ribelle
 seguendo Megabise era trascorsa
1500fino all'atrio maggior, quando chiamato
 dallo strepito insano accorse Arbace.
 Che non fe', che non disse in tua difesa
 quell'anima fedel! Mostrò l'orrore
 dell'infame attentato. Espresse i pregi
1505di chi serba la fede. I merti tuoi,
 le tue glorie narrò. Molti riprese,
 molti pregò, cangiando aspetto e voce
 or placido, or severo ed or feroce.
 Ciascun depose l'armi e sol restava
1510l'indegno Megabise
 ma l'assalì, ti vendicò, l'uccise.
 ARTABANO
 (Incauto figlio!)
 ARTASERSE
                                Un nume
 m'inspirò di salvarlo. È Megabise
 d'ogni delitto autor.
 ARTABANO
                                       (Felice inganno!)
 ARTASERSE
1515Il mio diletto Arbace
 dov'è? Si trovi e si conduca a noi.
 
 SCENA ULTIMA
 
 ARBACE e detti
 
 ARBACE
 Ecco Arbace, o monarca, a' piedi tuoi.
 ARTASERSE
 Vieni, vieni al mio sen; perdona amico
 s'io dubitai di te. Troppo è palese
1520la tua bella innocenza; ah fa' ch'io possa
 con franchezza premiarti. Ogni sospetto
 nel popolo dilegua e rendi a noi
 qualche ragion del sanguinoso acciaro
 che in tua man si trovò, della tua fuga,
1525del tuo tacer, di quanto
 ti fece reo.
 ARBACE
                       S'io meritai signore
 qualche premio da te, lascia ch'io taccia;
 il mio labbro non mente;
 credi a chi ti salvò. Sono innocente.
 ARTASERSE
1530Giuralo almeno. E l'atto
 terribile e solenne
 faccia fede del vero. Ecco la tazza
 al rito necessaria. Or seguitando
 della Persia il costume,
1535vindice chiama e testimonio un nume.
 ARBACE
 Son pronto. (Prende in mano la tazza)
 MANDANE
                          (Ecco il mio ben fuor di periglio).
 ARTABANO
 (Che fo? Se giura, avvelenato è il figlio).
 ARBACE
 «Lucido dio per cui l'april fiorisce,
 per cui tutto nel mondo e nasce e muore...»
 ARTABANO
1540(Misero me!)
 ARBACE
                            «Se il labbro mio mentisce,
 si cangi entro il mio seno
 la bevanda vital...» (In atto di voler bere)
 ARTABANO
                                      Ferma; è veleno.
 ARTASERSE
 Che sento!
 ARBACE
                       Oh dei!
 ARTASERSE
                                        Perché finor tacerlo?
 ARTABANO
 Perché a te l'apprestai.
 ARTASERSE
                                            Ma qual furore
1545contro di me?
 ARTABANO
                             Dissimular non giova;
 già mi tradì l'amor di padre. Io fui
 di Serse l'uccisore. Il regio sangue
 tutto versar volevo. È mia la colpa,
 non è d'Arbace. Il sanguinoso acciaro
1550per celarlo io gli diedi. Il suo pallore
 era orror del mio fallo. Il suo silenzio
 pietà di figlio. Ah se minore in lui
 la virtù fosse stata o in me l'amore,
 compivo il mio disegno
1555e involata t'avrei la vita e il regno.
 ARBACE
 Che dice!
 ARTASERSE
                     Anima rea! M'uccidi il padre;
 della morte di Dario
 colpevole mi rendi; a quanti eccessi
 t'indusse mai la scelerata speme!
1560Empio morrai.
 ARTABANO
                               Noi moriremo insieme. (Snuda la spada e seco Artaserse in atto di difesa)
 ARBACE
 Stelle!
 ARTABANO
               Amici, non resta
 ch'un disperato ardir. Mora il tiranno. (Le guardie sedotte si pongono in atto d’assalire)
 ARBACE
 Padre che fai?
 ARTABANO
                             Voglio morir da forte.
 ARBACE
 Deponi il ferro o beverò la morte. (In atto di bere)
 ARTABANO
1565Folle che dici?
 ARBACE
                             Se Artaserse uccidi,
 no, più viver non devo.
 ARTABANO
 Eh lasciami compir. (Come sopra)
 ARBACE
                                         Guardami, io bevo. (Come sopra)
 ARTABANO
 Fermati figlio ingrato.
 Confuso, disperato
1570vuoi che per troppo amarti un padre cada?
 Vincesti ingrato figlio, ecco la spada. (Getta la spada e le guardie sollevate si ritirano fuggendo)
 MANDANE
 O fede!
 SEMIRA
                 O tradimento!
 ARTASERSE
                                              Olà seguite
 i fugaci ribelli ed Artabano
 a morir si conduca.
 ARBACE
                                      Oh dio! Fermate;
1575signor, pietà.
 ARTASERSE
                           Non la sperar per lui.
 Troppo enorme è il delitto. Io non confondo
 il reo coll'innocente. A te Mandane
 sarà sposa, se vuoi; sarà Semira
 a parte del mio trono;
1580ma per quel traditor non v'è perdono.
 ARBACE
 Toglimi ancor la vita. Io non la voglio,
 se per esserti fido,
 se per salvarti il genitore uccido.
 ARTASERSE
 O virtù che innamora!
 ARBACE
                                            Ah non domando
1585da te clemenza; usa rigor; ma cambia
 la sua nella mia morte. Al regio piede (S’inginocchia)
 chi ti salvò ti chiede
 di morir per un padre. In questa guisa
 s'appaghi il tuo desio;
1590è sangue d'Artabano il sangue mio.
 ARTASERSE
 Sorgi, non più. Rasciuga
 quel generoso pianto anima bella.
 Chi resister ti può? Viva Artabano
 ma viva almeno in doloroso esiglio;
1595e doni il tuo sovrano
 l'error d'un padre alla virtù d'un figlio.
 CORO
 
    Giusto re, la Persia adora
 la clemenza assisa in trono,
 quando premia col perdono
1600d'un eroe la fedeltà.
 
    La giustizia è bella allora
 che compagna ha la pietà.
 
 IL FINE